Nato l'1 marzo 2011.
Voltandomi indietro vedo come il tempo cestistico sia volato e come in questo blog quasi novecento post siano stati prodotti in 731 giorni, certamente con una media ben superiore a uno al giorno.
Ad un primo anno di curiosa esperienza, con annesso lo scotto del noviziato da pagare, si è andato ad aggiungere invece un secondo di sicura crescita sia come numero di visitatori che come approfondimenti.
L'idea di condividere in un gruppo su Facebook i pezzi ha poi sicuramente portato una visibilità ulteriore a questo "giornaletto quotidiano" che è nato sì per portare una voce in più alla causa cestistica ma anche, e precipuamente, per farne uno strumento di sorriso, discussione, cronaca bonaria, prese in giro rispettose et similia.
Un pò come trovarsi alle 10.30 del mattino al bar (un ipotetico "Bar Zanzi", o Zanzibar) con conoscenti e simpatizzanti di Pallacanestro per parlarne senza che il signor Tempo ci detti regole e incombenze meno gradevoli.
Avrei voluto scrivere, in questi due anni, anche di altre cose relative alla Pallacanestro ma il Tempo medesimo me lo ha impedito e soprattutto la voglia per certe ricerche ed analisi ha disertato i miei pensieri.
Una delle carenze principali, che vorrei quanto prima colmare, è quella di uno spazio fisso settimanale per il panorama femminile in cui sia il movimento italiano che quello estero di minore forza possano trovare spazio (campionato del Granducato e alcuni altri ad esempio, ma anche Hapoel Petah Tikvah why not).
In 731 giorni di viaggio in qua e in là per l'orbe cestistico terracqueo ho scritto di tante cose e sono anche entrato in contatto con tanta gente, alcuni conosciuti e altri no.
E le passioni per questa o quella squadra, per questo o quel giocatore sono spuntate come funghi.
Mi è sembrato di sfogliare, nei siti web, le pagine del Guerin Sportivo che compravo a fine anni '70 al prezzo di 700 lire (€ 0,36 di oggi centesimo più, centesimo meno) e dove i campionati esteri di calcio erano la chicca prelibata dell'edizione che usciva con cadenza settimanale. Lo stesso movimento inesauribile l'ho trovato nella Pallacanestro facendo ben attenzione a non scivolare nel mondo NBA amato sempre in quegli anni di fine ottava decade del XX secolo quando in tivvù trasmettevano alle 19.20 Happy Days su RaiUno mentre sulla seconda rete andava in onda al medesimo orario il Muppet Show o Goldrake. Una NBA con gente come Maravich, Walton, Unseld, McGinnis, Monroe, Jabbar (ovvero Alcindor), Berry e tanti altri ancora e dove speravo che i Philadelphia 76ers sparissero dalla scena. Di quegli anni e di quell'NBA conservo tanti bei ricordi ma allo stato attuale è un mondo che non mi attira per nulla.
Quanto è stato fatto di buono e quante cose tristi sono uscite nei pezzi in questi due anni sono tutti prodotti sotto gli occhi di chi ci legge.
Il sottotitolo adottato "L'altra Pallacanestro" riguarda soprattutto i movimenti definiti "minori e tristi" dove a mio parere la passione è identica a quelli celebrati da media, da sponsor e dal pubblico. L'EuroLega e, per chi l'adora, l'NBA sono davanti agli occhi di tutti ma la genuinità di una gara nel Granducato o di una sfida tra Portorose e Postumia, ad esempio, lo sono altrettanto. Così come un derby femminile ticinese tra Bellinzona e Muraltese.
Senza dimenticare che la palla in ogni dove ha gli stessi numeri di spicchi e che rimbalza uguale sia che a maneggiarla sia un giocatore celebrato che guadagna milioni di "verdoni" (i dollaroni della Banda Bassotti) o un commesso di un supermercato che alle ore 20.00, esausto dopo avere terminato il lavoro, si cambia d'abito e va ad allenarsi.
Giampaolo
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