giovedì 6 settembre 2012

Simone 2, Boscia 0


Mentre dagli spalti del bellissimo palazzetto di Kayseri pioveva di tutto e di più sul parquet, esattamente pochi secondi dopo la sirena finale, non mi sono perso la scena topica e tanto attesa: Simone che con la massima calma si dirige verso Boscia per stringergli la mano.

In quei pochi passi che li divideva, in quei tre-quattro secondi mentre si stavano per incontrare, nei due sguardi c’erano tutto il dramma e tutta la gioia racchiusi. Da una parte Simone che era appena riuscito a concretizzare un Capolavoro. Dall’altra Boscia che dopo avere indossato i panni del Boia doveva, obtorto collo, rivestirsi con quelli dell’Impiccato.
I due, entrambi geniali Coach sebbene ognuno a proprio modo, hanno in comune più di quel che si pensi. Sono due innovatori mozzicati da una passione senza confini: due ricercatori, due personaggi consci della loro non comune intelligenza cestistica e quindi altamente esigenti verso loro stessi in quella battaglia delle idee e della creatività che giocoforza si insinua nell’animo di un Coach con la “C” maiuscola.

In sedici giorni l’Italia ha trovato sul proprio cammino ben due volte i turchi ed in entrambe le occasioni, da sfavorita sulla carta, è riuscita a ribaltare il pronostico risalendo il pesante svantaggio grazie a una qualità non propriamente esclusiva della Pallacanestro: la voglia di non mollare mai.
Sappiamo che la filosofia di gioco di Pianigiani mette innanzitutto sul piatto il “sistema-squadra” ovvero preferisce un gruppo unito di buoni gregari piuttosto che un’oligarchia composta da alcune prime donne che svettano decisamente sui portatori d’acqua. Trovare il modo di fare girare l’ingranaggio non è stato facile ma questa Italia formatasi in sordina e con il solo Danilo Gallinari nei panni della stella dell’NBA ha saputo trovare una propria fisionomia dapprima pasticciando, evidenziando limiti, facendo erroracci, sbagliando cose elementari ma sempre con un denominatore comune: la voglia di migliorarsi e di provarci comunque. Questa è la ricetta della conduzione tecnica di Pianigiani e dei suoi assistenti Dalmonte e Fioretti.

E in una baraonda di contratti, di mosse di mercato, di nomi roboanti e di bidoni a stelle e strisce che succhiano nel Vecchio Continente milioni di dollari senza il minimo ritegno, ecco il Gruppo Azzurro dominare queste qualificazioni europee con un crescendo davvero esaltante. Al tifo intimidatorio di Kayseri e alle botte gratuite e fuori luogo di Erden, l’Italia ha opposto una resistenza coriacea, una spina dorsale indistruttibile, una difesa talmente fastidiosa per i padroni di casa che alla fine neppure un immenso Preldzic e uno stellare Karaman (per inciso Simone se li ritroverà tutti e due tra dieci giorni alla testa del Fenerbahçe Ülker) hanno potuto piazzare il colpo mortifero.

Archiviata l’ultima formalità con la Bielorussia tra qualche giorno, sarà la volta di tornare alla vita di club. Simone e Dalmonte partiranno con destinazione Bosforo per una nuova stimolante avventura in un sodalizio che ha “solamente” ventidue milioni accertati, se non di più, di seguaci. E guarda un po’ questo Fenerbahçe Ülker altro non è se non il club di Pallacanestro portato ai massimi livelli da un certo Bogdan Tanjevic capace di vincere quattro titoli nazionali in un lustro. Sì proprio lui: Boscia il bosniaco-cum-italiano-cum-turco che in seno al club gialloblu è considerato semplicemente un dio in terra.

Forse così capiamo ancora meglio quale passaggio di consegne sia avvenuto ieri sera a Kayseri.
E a proposito: a quando la terza sfida?

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