Prima di cantare una sua famosa canzone, dal titolo “Io ci
sarò”, Gino Paoli ha sistematicamente ricordato al pubblico presente che “nessuno
sparisce per sempre, qualcosa rimane nelle cose che lascia, nei profumi, nell’aria
e nelle abitudini di chi gli è stato accanto”.
Proprio così: nessuno sparisce per sempre.
Quest’affermazione vale naturalmente anche per chiunque
calpesti i parquet della Pallacanestro.
In un mondo professionistico, ma anche
dilettantistico, appare normalissimo che giocatori, Coach e dirigenti possano
cambiare casacca, città, sodalizi e tutto il resto. E ci sta.
C’è una buona parte di questi attori che passano e non
lasciano alcun segno mentre altri ne lasciano. Si tratta di doti naturali, di
qualità innate, di un atteggiamento estroverso ed empatico superiore alla
media.
Ho visto giocatori, nei due precedenti campionati, che non
hanno lasciato traccia: giocavano, venivano pagati (profumatamente) e basta.
Poi ho visto anche un’altra categoria: quella di chi lascia
tracce.
Vogliamo chiamare il tutto “mania di protagonismo”? Oppure “bisogno
di sentirsi al centro dell’attenzione”? Non è certo scopo di questo articolo
raggiungere un consenso su quali termini utilizzare. Né si vuole esprimere
giudizi o verdetti.
Qui a destra troverete una piccola sezioncina color rosa dal titolo “Per non dimenticarli MAI”. Ho scritto di quattro persone. E niente mi
vieta di aggiungerne altre al termine della prossima stagione o degli anni a venire. Dipende da quali
silenziose empatie si formeranno, o meno, con i giocatori e con lo staff tecnico.
Ernesto, Daniele, Massimiliano e Gianluca sono entrati nella
sezioncina. E’ innegabile, per chi li ha conosciuti, che abbiano lasciato un
segno perché dotati di forme empatiche superiori alla media.
Carrichiello ha sangue partenopeo, quindi verrebbe da
pensare che la sua innata estroversione dipenda dal suo DNA puteolano.
Quartieri è il sogno di tutte le donne ed è simpaticissimo.
Bosio è un giovine bello e speranzoso ed affezionarsi a lui
viene automatico.
Sacchi è un uomo di un’intelligenza e di una cortesia
sopraffine e avere a che fare con lui è un piacere illimitato.
Ma sarebbe riduttivo e ingrato liquidarli con queste poche
parole.
Credo che tutti e quattro abbiano davvero fornito quel quid
in più facendo parte del Basket Ravenna. Hanno percepito l’ambiente e l’atmosfera
di chi li seguiva, hanno capito che dietro a una facciata rozza e cafona della
nostra Grande Città si nasconde una marea di persone degne, appassionate e
disposte a vivere la Pallacanestro. Hanno
appurato, e sentito dentro, il sostegno della platea ma anche delle semplici
persone che li fermavano per strada o anche il tifo simpatico dei giovanissimi
che li riconoscevano a fine gara magari chiedendogli il centesimo autografo.
Ricordo Ernesto per l’attaccamento alla causa e per la
prestazione “monstre” nei play-off del maggio 2011. E lo ricordo per l’onesta
simpatia che ha sempre mostrato per Chicca e per Plo, i miei figli. Per inciso è stato il primo giocatore in assoluto che ho visto sbucare dagli spogliatoi una domenica di dicembre del 2010 nel pre-partita contro il Gattamelata Padova. Aveva il numero 7 di casacca e chiesi: chi è? La risposta fu: Ernesto Carrichiello.
Ricordo Daniele per l’amore verso il Basket Ravenna, per il
rendimento costante evidenziato e per quel bellissimo modo di sorridere sempre
anche quando avrebbe avuto ragioni del tutto contrarie. Il suo è stato il primo nome che ho conosciuto in quanto idolo assoluto di Chicca che a casa lo citava costantemente.
Ricordo Massimiliano, giunto a fine agosto 2011, spaurito
come un pulcino e con i capelli cortissimi. Lo abbiamo adottato da subito e lui
alla fine è esploso facendoci vedere la classe pura che ha e che nei recenti
play-off non ha perdonato nessuno.
Ricordo Gianluca, che poteva sembrarci il tipico musone
lombardo. Forse all’inizio il timore reverenziale poteva farlo credere: poi è
diventato più ravennate di tanti di noi con una disponibilità e una maturità di grande spessore.
Tutti e quattro i sunnominati se ne sono andati dispiaciuti
e con rammarico. E tutti e quattro rimangono in contatto con noi.
Difficile potere affermare che le loro strade faranno tappa
in futuro nuovamente a Ravenna.
Di certo lo spazio che si sono scavati è enorme, ognuno a
modo suo.
Diventa di conseguenza impossibile dimenticarli: sguardi,
sorrisi, sclerate, umane insoddisfazioni per un canestro sbagliato o per una
palla persa. Ognuno con la sua personalità. Ognuno col proprio modo di porsi
criticamente e ONESTAMENTE davanti al problema per cercare di risolverlo.
La conoscenza delle persone, l’entrarvi in empatia, il
cercarne collaborazione e lealtà rende tutti noi più ricchi e migliori.
La vita è un mistero. Di quelli grandi.
Ma ogni tanto, dal suo cappello imperscrutabile, tira fuori
sorprese incancellabili dal gran che sono belle.
Alzo il mio calice di Spritz nel ricordo di Ernesto, di
Daniele, di Massimiliano e di Gianluca.
A loro appartiene il futuro cestistico, a qualsiasi livello
si proporranno.
Ovunque saranno un pezzo della nostra Grande Città li
seguirà e, con immutato Amore, li sosterrà.
Rimane però un senso di incompiuta e di cosa avrebbero potuto fare ancora con il Basket Ravenna.
Cammini comuni interrotti...
Rimane però un senso di incompiuta e di cosa avrebbero potuto fare ancora con il Basket Ravenna.
Cammini comuni interrotti...
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