lunedì 11 luglio 2011

Il principino delle maree

L'idea mi è venuta dopo. Diverse ore dopo, quando se n'era già andato. Un paragone. Per certi suoi modi di dire, per l'enfasi pulita addirittura ammantata di candore con cui ha espresso alcuni punti di vista. Non amo per nulla la cinematografia d'oltreoceano. Ma ammetto che alcuni film a stelle e strisce per me sono diventati dei cult movies. E Nick Nolte nel "Prince of Tides" ha pienamente azzeccato la parte in cui col suo volto così squadrato, imperfetto e fors'anche controverso, interpreta un personaggio che dietro ad una figura preconfezionata nasconde un mondo di sensibilità e profonda dolcezza. L'idea del paragone mi è sopravvenuta quindi quando Andreino aveva già lasciato l'allegra compagnia con cui ha speso diverse ore ieri a pranzo. Se n'è andato al termine di un interessante dibattito con me e Maurino Alessandri che verteva sulla questione: "La pallacanestro è lo sport più educativo di tutti? Oppure è il rugby?". Mauro difendeva strenuamente il basketball, Andreino era a metà strada tendente alla palla ovale, io...lo sapete benissimo. Guardi Andreino e pensi che se te lo fossi trovato su un parquet ti avrebbe rifilato una stoppata da farti rinculare di mezzo chilometro. Poi gli guardi il fondo degli occhi e ascolti attentamente quando ti cita le frasi in dialetto che gli diceva sua nonna Esperia. E lo perdoni persino quando ha l'ardire di ammettere che non conosce le regole di gioco del baseball. Lo dice a me, del baseball, proprio a me. Io che vado in estasi da ottobre a gennaio quando il principale campionato di béisbol mexicano va in onda. In ogni parola che dice v'è, più o meno ammantato, un senso di altruismo e onestà. Lui non ha il viso squadrato e nemmeno imperfetto. Né tantomeno controverso. Ma rivedo Nick Nolte e penso a come si approccia inizialmente con la dottoressa Loewenstein (Barbra Streisand), e lo ritrovo in Andreino. Le ore scorrono veloci, come tutto quello che è bello. Al lavoro o in altre amenità strane lo scoccare dei secondi avviene con una lentezza maledetta e quasi sempre la compagnia è di quelle sgradite con le quali spesso il fastidio viene malcelato. Quando passi ore incrociando chi è sulla tua stessa frequenza, al contrario, l'orologio impazzisce e non ti dà tregua: il tempo non è mai abbastanza.
Andreino racconta di sé, della sua esperienza alla Virtus Bologna e di cosa gli diceva negli schemi Ettore Messina. Cita persone che non ho conosciuto, come Massimo Amici, e altri come Bastiano da Milazzo che alla soglia dei sessant'anni è ancora un agonista indefesso. Non c'è però più tempo per parlare di altro: niente Premier League inglese (calcio), niente Mondiali di rugby (che però mi invita ad andare a vedere a casa sua), niente analisi di sistemi di educazione al minibasket che in buona parte condivide con me anche se lui è un maestro in ciò e io e Maurino siamo, e chissà per quanto ancora, dei semplici Sorcerer's Apprentices.
La vita in certi momenti presenta dei bivi di fronte ai quali è necessario prendere una pur scomoda decisione. E scegliere. Non sempre è possibile, per nessuno, vedere con la sfera di cristallo il futuro e cosa esso riserverà. D'altronde la palla a spicchi esegue rimbalzi più alti e più bassi...

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