In questi giorni il Comitato Italiano Arbitri non se la sta vivendo, come si direbbe, proprio alla grande.
Il suo organo direttivo si è dimesso a seguito di crescenti sospetti.
D'altronde è sintomatico delle discipline sportive professionistiche: dove girano schéi la pressione sulla categoria arbitrale diventa, in ogni parte del globo, asfissiante e il sistema di approccio ed eventuale corruzione di chi fischia in campo ne consegue.
Scandali, sospetti, figuri oscuri ma onnipotenti e via discorrendo sono all'ordine del giorno in questi ambienti.
E adesso tocca alla Pallacanestro italiana, per l'ennesima volta.
Negli ultimi tempi il sistema valutativo dei direttori di gara è stato addirittura tenuto occultato: gli arbitri dirigevano senza sapere quanto e come le "X" indicate dai valutatori sarebbero poi state o meno interpretate dal grande capo, tal Tiziano Zancanella. E a ragione chiedevano lumi, giuste pretese però scientemente rimaste senza risposta.
Poi è venuto fuori il recente esposto del presidente meneghino Proli contro eventuali ammorbidimenti che il suo collega senese, Minucci, avrebbe fatto nella recente serie della finale scudetto.
Da qui la bufera.
Il polverone del deserto ha sconvolto e gettato sabbia negli occhi di tutti.
Si tornerà al Designatore Unico dopo l'estate e con le elezioni di metà dicembre prossimo la gestione federale targata Meneghin se ne andrà in pensione.
Ma crediamo proprio che il nuovo presidente federale, un certo Gianni Petrucci, farà davvero piazza pulita e che dalla riga che tirerà tutto riprenderà magicamente per il verso ortodosso? Ci sia concesso di dubitare, se non altro.
Nessun commento:
Posta un commento