domenica 8 luglio 2012

Parla Basile (intervista odierna de La Gazzetta dello Sport)

Gianluca Basile, com'è nato il passaggio a Milano? «Per caso, come tutte le cose. Verso fine campionato, ho sentito puzza di bruciato a Cantù e, con il mio procuratore, abbiamo tirato l'amo un po' di qua e un po' di là».
A Cantù si era rotto qualcosa? «No, nessun problema. L'annata non si è conclusa nel migliore dei modi. Hanno voluto cambiare e mi hanno, diciamo, segato. Ci sta». 
Il contratto con Milano è di un anno: poi? «Vediamo come va tra un anno. Era nato come un anno più un altro. Poi uno solo. Diciamo che puntiamo a vincere subito non ci sono altre parole. Quello dell'Olimpia non è un progetto, non possiamo permetterci il lusso di non vincere».
Sembra l'anno giusto, no? «Attenzione. Io di Siena non mi fido anni fa andarono via Mclntyre, Sato e gli altri e hanno rivinto tutto. Hanno una grande capacità di scegliere i giocatori e farli rendere al meglio. Se la giocheranno le stesse di quest'anno: Siena, Milano e Cantù». 
Ora Milano è più forte? «Sulla carta siamo i favoriti. Dobbiamo dimostrarlo». 
L'Olimpia è fatta, manca solo il play di riserva: che squadra è? «Molto fisica. E varia, tatticamente può avere tante opzioni. Può giocare con tutti piccoli o tutti grossi. L'allenatore la potrà creare e adeguare a seconda degli avversari».
Perché lo scorso anno Milano non ha vinto? «Siena era un gradino sopra le altre. Milano ha fatto fatica all'inizio, ha subito una serie di sconfitte, poi ha preso ritmo e ha finito bene. Come primo anno di costruzione e con Sergio Scariolo ci sta. Ora si deve continuare».
Scariolo ha detto che Basile  giocherà guardia: contento? «È la cosa migliore. È il ruolo in cui ho giocato nelle ultime 7-8 stagioni. Cominciare da play a Cantù è stato un azzardo. Una scommessa che abbiamo perso. Posso fare il play ma solo in certe situazioni. È un ruolo che richiede un notevole dispendio di energie mentali e fisiche».
I 37 anni si sentono? «Nel recupero tra una partita e l'altra sì».
Steve Nash ha firmato un triennale a 38 anni. Kevin Garnett a 36. Ray Allen va a Miami a 37. Com'è possibile? «Sono falsi vecchi. Anzi siamo falsi vecchi. La fortuna ci ha assistito con gli infortuni. Sarà anche per il livello che c'è. Importante è l'etica del lavoro quotidiano. E stare bene».
E la convinzione di poter restare ad alto livello? «Competere è la cosa che mi piace di più. Giocare contro giocatori più giovani di me che corrono più di me e saltano più di me. Posso dire ancora la mia. Purtroppo con alti e bassi. Il neo della mia carriera è non essere stato un realizzatore costante. Ma nei momenti caldi la mia l'ho detta».
A Milano c'è il 19enne Alessandro Gentile e il 21enne Alessandro Melli: avranno da imparare dal 37enne Basile? «Spero di sì. Alla loro età, io non avevo quel talento lì. Ricordo con affetto Mike Mitchell a Reggio Emilia. Adesso non c'è più. A 37 anni, dopo aver giocato nella Nba, lo osservavo in allenamento. Se sei intelligente, basta guardare questi personaggi. Per un consiglio, un aiuto ci sarò sempre. Poi dipende da loro. L'esempio vale più di mille parole».

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