Gianluca Basile, com'è nato il passaggio a Milano? «Per
caso, come tutte le cose. Verso fine campionato, ho sentito puzza di
bruciato a Cantù e, con il mio procuratore, abbiamo tirato l'amo un po'
di qua e un po' di là».
A Cantù si era rotto qualcosa? «No,
nessun problema. L'annata non si è conclusa nel migliore dei modi.
Hanno voluto cambiare e mi hanno, diciamo, segato. Ci sta».
Il contratto con Milano è di un anno: poi?
«Vediamo come va tra un anno. Era nato come un anno più un altro. Poi
uno solo. Diciamo che puntiamo a vincere subito non ci sono altre
parole. Quello dell'Olimpia non è un progetto, non possiamo permetterci
il lusso di non vincere».
Sembra l'anno giusto, no?
«Attenzione. Io di Siena non mi fido anni fa andarono via Mclntyre, Sato
e gli altri e hanno rivinto tutto. Hanno una grande capacità di
scegliere i giocatori e farli rendere al meglio. Se la giocheranno le
stesse di quest'anno: Siena, Milano e Cantù».
Ora Milano è più forte? «Sulla carta siamo i favoriti. Dobbiamo dimostrarlo».
L'Olimpia è fatta, manca solo il play di riserva: che squadra è? «Molto
fisica. E varia, tatticamente può avere tante opzioni. Può giocare con
tutti piccoli o tutti grossi. L'allenatore la potrà creare e adeguare a
seconda degli avversari».
Perché lo scorso anno Milano non ha vinto?
«Siena era un gradino sopra le altre. Milano ha fatto fatica
all'inizio, ha subito una serie di sconfitte, poi ha preso ritmo e ha
finito bene. Come primo anno di costruzione e con Sergio Scariolo ci
sta. Ora si deve continuare».
Scariolo ha detto che Basile giocherà guardia: contento? «È
la cosa migliore. È il ruolo in cui ho giocato nelle ultime 7-8
stagioni. Cominciare da play a Cantù è stato un azzardo. Una scommessa
che abbiamo perso. Posso fare il play ma solo in certe situazioni. È un
ruolo che richiede un notevole dispendio di energie mentali e fisiche».
I 37 anni si sentono? «Nel recupero tra una partita e l'altra sì».
Steve Nash ha firmato un triennale a 38 anni. Kevin Garnett a 36. Ray Allen va a Miami a 37. Com'è possibile? «Sono
falsi vecchi. Anzi siamo falsi vecchi. La fortuna ci ha assistito con
gli infortuni. Sarà anche per il livello che c'è. Importante è l'etica
del lavoro quotidiano. E stare bene».
E la convinzione di poter restare ad alto livello?
«Competere è la cosa che mi piace di più. Giocare contro giocatori più
giovani di me che corrono più di me e saltano più di me. Posso dire
ancora la mia. Purtroppo con alti e bassi. Il neo della mia carriera è
non essere stato un realizzatore costante. Ma nei momenti caldi la mia
l'ho detta».
A Milano c'è il 19enne Alessandro Gentile e il 21enne Alessandro Melli: avranno da imparare dal 37enne Basile? «Spero
di sì. Alla loro età, io non avevo quel talento lì. Ricordo con affetto
Mike Mitchell a Reggio Emilia. Adesso non c'è più. A 37 anni, dopo aver
giocato nella Nba, lo osservavo in allenamento. Se sei intelligente,
basta guardare questi personaggi. Per un consiglio, un aiuto ci sarò
sempre. Poi dipende da loro. L'esempio vale più di mille parole».
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